ETF sull’uranio e il ruolo dell’energia nucleare

da | Lug 27, 2022 | Approfondimenti

Sebbene l’energia nucleare sia stata abbastanza fuori moda negli ultimi anni, secondo i dati della World Nuclear Association, rappresenta ancora il 25% dell’approvvigionamento energetico dell’Unione Europea e il 19% degli Stati Uniti. Diversamente accade nei paesi in via di sviluppo Asiatici dove il sentimento pro-nucleare è sempre rimasto favorevole e la costruzione di nuovi reattori è in aumento: in India 6, in Corea del Sud 4 e la Cina con 18 nuovi reattori in fabbricazione si prepara a diventare il più grande produttore di energia nucleare mondiale, pronta a spendere fino a 440 miliardi di dollari entro i prossimi 15 anni per lanciare altri 150 reattori.

Nonostante gran parte dell’attenzione si sia concentrata sulle energie rinnovabili, come il solare e l’eolico, per l’energia nucleare potrebbe esserci ancora un ruolo fondamentale, grazie al fatto che:

  • i reattori a fissione nucleare durante il funzionamento non producono emissioni di gas serra;
  • è più affidabile rispetto ad altre fonti di energia rinnovabile condizionate da variabili climatiche;
  • vanta significativi miglioramenti nelle tecnologie e nelle misure di sicurezza.

Soddisfare il crescente fabbisogno energetico mondiale, che dovrebbe aumentare del 50% entro il 2050, riducendo al contempo le emissioni di carbonio, rappresenta delle sfide difficili per i governi e i responsabili politici. Ad aggravare il problema c’è la ricerca di modi per alimentare il 55% della popolazione mondiale che vive in aree urbane con una densità di popolazione elevata come la Cina o l’India.

 

L’energia nucleare può aiutare a raggiungere gli obiettivi di transizione verso l’energia pulita.

L’uranio fornisce combustibile alle centrali nucleari, ma molti dei più grandi minatori di uranio del mondo, tra cui Cameco e Kazatomprom, hanno ridotto la produzione o chiuso completamente le miniere quando l’economia globale si è fermata a causa della pandemia.

Queste decisioni hanno trasformato un mercato profondamente in eccesso di offerta in uno che è diventato rapidamente insufficiente. Attualmente con una domanda in aumento, è improbabile che il deficit di offerta si dissipi presto. A differenza di altre materie prime, l’uranio richiede una sequenza temporale di produzione più lunga e più ampia. Le centrali nucleari devono inoltre rifornirsi di uranio 12-24 mesi prima del funzionamento.

 

Il deficit di offerta potrebbe sostenere a lungo i prezzi dell’uranio.

Anche gli emittenti di ETF e gli investitori istituzionali, come gli hedge fund, segnalano una dinamica rialzista dei prezzi dell’uranio. L’uranio è diverso da altre materie prime energetiche come petrolio e gas naturale in quanto il suo mercato dei futures è relativamente sottosviluppato. Pertanto, la maggior parte degli investitori non cerca l’esposizione all’uranio attraverso il mercato dei derivati, ma piuttosto attraverso ETF, singole azioni o acquisti sul mercato spot.

È interessante notare come i flussi verso gli ETF che investono in questo settore siano cresciuti nonostante un primo semestre volatile del 2022 e un forte calo del prezzo dell’uranio e delle azioni minerarie nel mese di Aprile.

Un punto di svolta per il mercato del nucleare è stata la decisione della Commissione Europea di classificare questa fonte di energia come “green”, includendola nella tassonomia sostenibile dell’UE.

Su Borsa Italiana sono quotati due ETF per investire sull’Uranio: Global X Uranium UCITS ETF (URNU – isin IE000NDWFGA5) e Sprott Uranium Miners UCITS ETF  (U3O8 – isin IE0005YK6564), regolamentati dall’articolo 6 del Sustainable Finance Disclosure Regulation (SFDR), replicano fisicamente il loro sottostante e si ribilanciano semestralmente.

Entrambi offrono un’esposizione ai più grandi nomi nell’estrazione dell’uranio tra cui Kazatomprom, Cameco, Paladin Energy, Uranium Energy, NexGen Energy e Denison Mines, nonché la famosa holding di uranio fisico Yellow Cake.

La strategia di Global X, con un TER dello 0,65%, replica la performance dei 48 componenti dell’indice Solactive Global Uranium & Nuclear Components v2. Questo ETF investe in società coinvolte nell’estrazione dell’uranio, nella raffinazione, nell’esplorazione, nella tecnologia dell’uranio e nella produzione di apparecchiature e  componenti nucleari.

Lo Sprott Uranium Miners UCITS ETF, emesso dall’emittente europeo HANetf in collaborazione con Sprott Asset Management, con un ter dello 0,85%, permette di investire nella crescita dell’energia nucleare attraverso l’esposizione ai minatori di uranio. Investe in aziende coinvolte nell’estrazione, nell’esplorazione, nello sviluppo e nella raffinazione di uranio. Oltre a società come Yellow Cake, che offrono esposizione fisica al metallo stesso acquistando e detenendo uranio senza avere alcun ruolo nell’estrazione mineraria, detiene un peso dell’11,9% su Sprott Physical Uranium Trust, uno dei prodotti di Sprott che offre un’esposizione diretta all’uranio fisico.

 

Rischi legati al mercato dell’Uranio

L’industria dell’uranio e dell’energia nucleare può essere influenzata da cambiamenti nella regolamentazione politica/governativa, violazioni della sicurezza, guerre, atti terroristici intenzionali o disastri naturali.

Le attività legate all’estrazione/esplorazione possono essere ad alta intensità di capitale e richiedere un debito significativo per mantenere le operazioni.

Le società di uranio possono essere domiciliate in mercati non sviluppati e le azioni possono subire un rischio sul cambio con valuta estera.

La performance delle società di uranio può dipendere fortemente dal prezzo sottostante dell’uranio, che, come dimostrato in questi ultimi anni, può essere altamente volatile.

 

ETF Solution è a disposizione degli investitori per fornire maggiori informazioni e chiarimenti per investire sull’uranio ed elaborare strategie per bilanciare equamente nel proprio portafoglio le esposizioni su questa tipologia di ETF, contenendo i rischi ad essi legati.

 

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